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L'EVOLUZIONE DI UNA DISCIPLINA |
LE SETTIMANE BIANCHE NAZIONALI DEL CLUB ALPINO
ITALIANO
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ATTREZZATURA E MATERIALE |
1998 Lombardia (Teglio - Valtellina): prima partecipazione, ma niente foto |
1999 Trentino (Pinzolo): mancata partecipazione | 2000 Abruzzo (Ovindoli) | 2001 Valle d'Aosta (Sarre) |
2002 Veneto (Cortina)
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2003 Lombardia (Bormio): mancata partecipazione | 2004 Emilia-R./Toscana (Abetone): mancata partecipazione | 2005 Piemonte (Cesana Torinese) |
2006: Trentino (Fondo): niente foto | 2007 Alto Adige (Villabassa - ValPusteria) | 2008 Lombardia (Chiavenna) | 2009 Marche-Umbria (Norcia) |
2010: Emilia (Cervarezza): |
1) L'EVOLUZIONE DI UNA DISCIPLINA
Il panorama dello sport invernale SCI, è distinto in due discipline principali: lo Sci Alpino e lo Sci Nordico.
A) Lo Sci Alpino è lo sci da discesa, da effettuarsi prevalentemente in pista (e qualche volta fuoripista), con i seguenti materiali: sci larghi laminati, bastoncini, scarponi di plastica rigidi ed attacchi di sicurezza fissi antero-posteriori (per cui sia la punta che il tallone formano un blocco unico con lo sci, sia in salita che in discesa), con snodo di sicurezza anteriore oppure posteriore oppure antero-posteriore. La salita si effettua tramite gli impianti di risalita a pagamento (sky-lift, seggiovie, funivie) mentre la discesa ha luogo sulle piste da sci preparate (su neve battuta) dagli stessi gestori degli impianti (e qualche volta fuoripista, a totale rischio degli sciatori).
Lo Sci-Alpinismo è un'evoluzione dello Sci Alpino, col quale condivide la tecnica di discesa e parte dei materiali (sci laminati, bastoncini, scarponi semirigidi in cuoio o plastica, tallone libero e punta mobile in salita, entrambi bloccati in discesa, pelli adesive di tessilfoca). La salita si realizza tramite il solo uso della forza motrice delle gambe combinata all'aderenza offerta dalle pelli di tessilfoca poste sotto gli sci. Nella fase di salita la punta dell'attacco di sicurezza è mobile e garantisce il collegamento tra sciatore e sci mentre il tallone è libero di muoversi per consentire un'effetto "camminata". Nella fase di discesa le pelli adesive di tessilfoca vengono rimosse, punta e tallone vengono bloccati allo sci e lo sciatore può scendere su neve fresca (non battuta, cioè "fuoripista") con le medesime tecniche dello Sci Alpino.
B) Lo Sci Nordico (o di Fondo) si effettua sia su pista preparata (su neve battuta) sia, più raramente, su neve fresca (non molto profonda), su percorsi prevalentemente pianeggianti, con i seguenti materiali: sci stretti non laminati, bastoncini alti, attacchi di sicurezza anteriori (punta mobile e tallone sempre snodato), scarponcini leggeri. La spinta viene fornita dalla combinazione dell'uso delle braccia (che spingono tramite i bastoncini) e delle gambe, sia alternando il passo (simile al normale camminare), sia pattinando alternativamente su uno sci e sull'altro (simile al pattinaggio su ghiaccio o allo schettinaggio su pattini a rotelle).
Lo Sci-Escursionismo nasce originariamente come evoluzione dello sci nordico, per consentire di affrontare in sicurezza percorsi non pianeggianti, sia nella fase della salita (tramite l'adozione delle pelli adesive di tessilfoca, mutuate dallo sci-alpinismo) sia soprattutto la fase della discesa. Per meglio affrontare le discese si sono sviluppate tecniche specifiche come il Telemark e sono stati mutuati materiali da altre discipline, come ad esempio gli sci larghi laminati e gli attacchi specifici da sci-escursionismo (ad ex. i 75 mm), più larghi e sicuri dei vecchi attacchi da fondo. Nelle ultime versioni tali attacchi sono dotati di molloni elicoidali che fissano il tallone alla punta, pur lasciandolo sempre libero di muoversi, sia in salita che in discesa. Infine ai tradizionali scaponi in cuoio si sono da alcuni anni affiancati scarponi di plastica (con scarpetta interna separata e ganci di sicurezza) molto più versatili, potenti e funzionali.
Qualcuno considera gli sciescursionisti come la versione invernale dell'escursionista estivo, degli sciatori provenienti, chi dallo sci nordico e chi da quello della discesa, che vogliono uscire dalle piste e riappropriarsi dei prati, dei boschi, dei colli con gli sci ai piedi per salire in sicurezza e scendere abbastanza velocemente (molto di più delle racchette da neve tanto di moda). Occorre però sottolineare che la principale carenza dello sciescursionista medio è rappresentata dalla discesa, poichè la tecnica del Telemark sembra privilegio di pochi appassionati (ovvero di coloro che scelgono di impratichirsene un minimo), mentre lo spazzaneve (escluso uno sparuto gruppetto di sciatori provenienti dallo sci alpino) è perlopiù improvvisato ed estemporaneo. In compenso si abusa della tecnica della "raspa", che consiste nello spingere fortemente sui bastoncini uniti in mezzo alle gambe allo scopo di frenare mentre si punta verso la massima discesa. Tale tecnica, opportuna quasi per tutti in condizioni estreme, diventa opzionale rispetto allo spazzaneve ed al telemark nelle situazioni intermedie ed inutile e dannosa nelle situazioni più facili, dove un modesto spazzaneve con variazione di baricentro e di conseguente tasso di frenatura, eventualmente effettuato con uno sci solo, od alternato rispetto alla discesa a sci uniti, rappresenta la miglior soluzione possibile. Ve lo dice un ex-istruttore di sci alpino dell'UISP (corso-base 1981 / corso-avanzato 1982).
Allo stato attuale si registra un certo dibattito tra chi propugna l'idea di una disciplina come evoluzione-appendice dello Sci di Fondo (per i quali si parla di Sci di Fondo-Escursionismo) e chi invece difende l'idea di una disciplina autonoma (lo Sci-Escursionismo), oramai matura ed autonoma. Sono convinto che, come lo Sci-Alpinismo è completamente autonomo dallo Sci Alpino, altrettanto debba essere per lo Sci-Escursionismo, non più espressione avventurosa dello Sci Nordico ma disciplina a sè stante, dal punto di vista dei materiali, della filosofia, degli obiettivi. Ad ognuno la libertà di interpretarlo come meglio crede, anche sbagliando, ma in ogni caso ribadendone la peculiarità. Che siano i fatti a spingere i nostalgici dello scarpone in cuoio verso quello tecnico in plastica (ad esempio piedi bagnati versus piedi asciutti), i fanatici dello sci da fondo stretto e senza lamine verso lo sci largo laminato (affondare o galleggiare??), i patiti dell'attacco ballerino da fondo verso il sicuro e tecnico attacco 75mm con cavo posteriore (salviamoci le caviglie), gli assolutisti della "raspa" totale verso l'acquisizione di capacità tecniche di discesa, sia universali come lo spazzaneve, sia peculiari come il telemark (dal regno della paura alla sicura eleganza).
L'attacco 75 mm con attacco a cavo posteriore e lo scarpone tecnico di plastica con agganciabilità anteriore a "papera" e posteriore per il cavo garantiscono un binomio tecnicamente valido .
I Consigli di Andrea Leonelli, Istruttore SFE di Bologna:
SCI, ATTACCHI, SCARPONI
E importante
l'indirizzo con il quale si vuole praticare l'escursionismo con gli sci. L'attrezzatura
"pesante" o "rigida" da telemark è utile quando si scende da pendii
inclinati tanto da far mettere in moto lo sci senza doversi spingere. L'attrezzatura è
rigida perché è in plastica e perché l'attacco ha almeno il cavo posteriore con due
molle e perché lo sci è più o meno largo, aiuta in tutte quelle situazioni in cui vuoi
imprimere sullo sci della forza per uscire da una crosta di neve o per curvarci sopra.
Serve anche per avere un controllo più concreto della sciata.
Ancora parlando in generale, lo sci troppo leggero può dare dei problemi quando ci si
trova su tratti ghiacciati o quando si deve sfondare una crosta di ghiaccio. In questi
casi lo sci non reagisce bene alla forza che si imprime per comandarlo, quindi lo sci
erroneamente tende a fare quello che il manto nevoso gli comanda. Parafrasando, se con una
cannuccia si mescola del latte la cannuccia taglia bene la massa in cui è immersa, mentre
al contrario se con la cannuccia si mescola della crema densa, la cannuccia fa fatica a
"muoversi" e a volte si piega (non è riuscita a vincere la forza opposta
incontrata). Nella neve già trasformata, magari primaverile o ghiacciata, lo sci se non
galleggia si trova in una sorta di morsa, e per uscire si deve usare molta forza. Ecco
diventano importanti sia lelasticità dello sci, sia la sua rigidità torsionale.
Sci rigido e scarpa morbida non sono una scelta felice, oppure sci rigido e attacco
Rottefella NN75 senza cavo può essere insufficiente. Entrambe tali scelte sono da
sconsigliare poiché l'accoppiamento tra i vari elementi della attrezzatura deve seguire
una certa linea:
- sci rigido + attacco a
cavo (o più evoluto) + scarpone in plastica a 3/4 ganci;
- sci morbido e stretto +
puntale semplice NN75 + scarpa bassa in plastica (o in cuoio).
Sconsigliati gli adattamenti faidate, tipo l'adattare un puntale sprovvisto dalla fabbrica
di cavo con un cavo comprato a parte.
Riprendendo il discorso della rigidità e facilità di curva, si può dire che lo sci
lungo e stretto non fa al caso giusto. Le nevi italiane non sono particolarmente polverose
e a causa delle temperature ballerine l'effetto gelo e rigelo è più frequente. Ad
esempio, appena si esce dai boschi e si sale un lungo versante scoperto la neve che si
incontra è crostosa (continue fusioni e rigelo), quindi sci rigido è meglio. Troppo
largo però potrebbe essere di impaccio da togliere da immersioni improvvise
dell'attrezzo.
La lunghezza dello sci è un problema, perché se con lo sci lungo hai una maggior base di
appoggio quando si scende a telemark, di contro può dare difficoltà quando si procede in
salita durante le virate,oppure quando si gira tra zone di bosco fitto. Se poi si prende
uno sci carvato (quindi con molta sciancratura) allora tutti consigliano di non salire
troppo sopra la propria altezza.
Per l'attacco è consigliabile qualcosa di un minimo rigido, e sempre con il cavo e le
molle (meglio quelle che lavorano in compressione e non in estensione). Ad esempio, di
Rottefella il cobra r4 o di G3 il targa (non il t9 che costa abbastanza di più a fronte
di un risibile guadagno di leggerezza di soli pochi grammi). Utile lalzatacco per
affrontare salite di medio-alta pendenza.
Di scarponi ce ne sono mille e tutto dipende dalla persona. Ad esempio, il modello T2 di
Scarpa, in plastica blu, tre ganci più il velcro sul gambetto. Scarpone comodissimo e non
particolarmente rigido. Molto adatto all'attivita SFE ma leggermente debole quando si
vuole sciare con forza su nevi molto dure. Ora Scarpa lo sta riproponendo con il nome t2r
(attenzione perché il t2x e più
rigido e quindi potrebbe stancare il piede in escursioni molto lunghe).
Materiale usato: nel sito http://www.telemarktribe.com/
nella sezione offro/vendo c'è qualche occasione, ed altre si possono trovare nelle
bacheche sezionali delle varie sedi CAI.
Materiale nuovo: alcuni suggerimenti possono essere: Villa Alpine Sport a Bologna (www.villaalpienshop.it)
oppure Dameno Sport a Milano (http://www.damenosport.com/)
oppure Zable di Padova (http://www.zable.com/)
oppure Cavallo a Cuneo (http://www.cavallosport.it/).
ARVA, PALA e SONDA
Gli ARVA in vendita, ad
eccezione di alcuni modelli particolari molto professionali ed ancora di più complicati,
vanno pressochè tutti bene. Al giorno doggi meglio comunque acquistare un modello
digitale (ad esempio Ortovox), di più facile ed intuitivo tilizzo, con semplice funzione
di Ricezione ed Emissione (prezzo sui 200 euro), assicurandosi soprattutto di togliere
sempre le pile a fine stagione e di installare nuove pile ad inizio stagione successiva.
Per la pala assicurarsi che sia in metallo (favorisce il taglio di nevi dure e
ghiacciate), leggera e scomponibile, come
Per la sonda la misura di
240 è la minima sufficiente. C'è chi dice (anche a giusto motivo) che è meglio quella
da 280 o 320 ed effettivamente non hanno tutti i torti, in quanto non si può mai sapere
quanta neve si è fermata sopra alla persona sepolta, però anche il taglio da 240 inizia
ad essere corretto. Importante anche guardare che il cavo che unisce gli elementi sia in
acciaio e non in corda, perché alla lunga quello in acciaio (a forza di piegarlo e stare
a contatto col bagnato) dovrebbe rovinarsi di meno e quindi rischiare meno di rompersi del
cavo in corda. Inoltre, è utile guardare anche la colorazione della sonda e soprattutto
che abbia i riferimenti dei centimetri. Alcune sonde hanno solo gli elementi colorati in
modo diverso ma non hanno la scala riportata. Non è da usare come righello, ma al volo si
riesce ad avere l'indicazione della profondità alla quale è sepolta la persona dispersa
(prezzi compresi tra 40-65 euro, a seconda della lunghezza della sonda).
SCIOLINARE
in commercio esistono anche
scioline liquide o spray da dare al volo sul fondo degli sci (sarebbero da usare in casi
di emergenza, come quando si è fuori per escursione), reperibili presso negozi di
articoli sportivi invernali.
In alternativa si potrebbe anche sciolinare in casa, basta solo un vecchio ferro da stiro
che però raggiunga almeno i 100°, poi serve comprare un panetto di sciolina e una
spatola per poi asportarla, ecc... (è una procedura abbastanza lunga, per cui suggerisco
di informarsi, magari su Internet).
Si tenga presente che sciolinatura dello sci ed uso della pelle di foca non vanno in
conflitto. La sciolinatura serve per pulire la soletta da impurità e sigillare i pori
della stessa. Una volta data la sciolina questa va tolta per eliminare lo sporco che la
stessa ha estratto dallo sci. Sullo sci resta uno strato sottilissimo che va a migliorare
la scorrevolezza dello sci
quando questo appoggia sulla neve. Lo strato adesivo della pelle di foca, se è nuovo o
non troppo consumato, aderisce benissimo su un fondo appena sciolinato quindi non si ha
rischio che questa si stacchi.
La sciolinatura andrebbe fatta almeno una volta all'anno, altrimenti la soletta si secca e
alla prima uscita si rischia che la neve faccia lo zoccolo sotto lo sci. Nel caso di
soletta in grafite affiorano delle macchie bianche.