LA MIA BELLISSIMA PROFESSIONE
A) La composizione del Consiglio Direttivo Nazionale della SoIS (1992)
B) I MIEI ARTICOLI PUBBLICATI SULLA RIVISTA DELLA SOCIETA' ITALIANA di SOCIOLOGIA:
- Una prima riflessione sul tariffario professionale dei Sociologi - Sociologia & Professione n° 2 (1991): pag.16-17 - pag.18-19
- L'insegnamento della Sociologia - Sociologia & Professione n° 6-7 (1992): pag.50-51 - pag.52-53 - pag.54
- Criteri, metodi e riflessioni sulla valutazione possibile ma improbabile - Sociologia & Professione n° 11 (1993): pag.69 - pag.70 - pag.71 - pag.72 - pag.73 - pag.74 - pag.75
C) (LINK) il mio curriculum formativo-professionale e le mie pubblicazioni
5. la mia attività di Formatore
6. Indicazioni utili ai laureati che vorrebbero svolgere la professione di sociologo
Da una qualche parte bisogna pur cominciare ad affrontare l'argomento. Per ora accontentatevi di queste definizioni scritte "al volo" (quando il tempo tiranno mi concederà ulteriori parti di sè). La Sociologia è una bellissima disciplina perchè ti mette nelle condizioni di studiare e conoscere il comportamento umano, non tanto riferito al singolo individuo (oggetto di studio della Psicologia), quanto soprattutto alla sua dimensione collettiva. La formazione del sociologo si basa sullo studio anche di altre interessanti discipline (in ordine casuale: Psicologia, Storia, Statistica, Economia, Antropologia, Diritto) che concorrono fortemente a plasmare lo studente e a farlo diventare un professionista attrezzato di strumenti analitici e metodologici vari e complessi, tali da consentirgli di intervenire nei vari ambiti lavorativi.
Importante è, come per altre discipline, studiare per imparare e non per prendere un bel voto. Studiare per sè stessi e per la propria voglia di capire. Non importa poi qual'è l'oggetto di studio, non ci sono ambiti nobili ed ambiti plebei (se non nella testa di persone con qualche preconcetto, pessimi professionisti deontologicamente parlando). Ci sono oggetti di studio propri (della propria professione) e pertinenti, ed altri impropri (chissà se anche "impertinenti"). Se si studiano fenomeni pertinenti alla propria professione, applicando rigore metodologico e tecniche appropriate d'analisi, di ricerca e di intervento e se si rispetta la corretta deontologia professionale, qualsiasi oggetto di studio ha la medesima dignità di un altro.
Io mi sono laureato a Trento (110/110) con una tesi sui Fumetti "L'Immagine della famiglia nel fumetto contemporaneo" e ho ricoperto la carica di Segretario Nazionale della Società Italiana di Sociologia (SoIS) www.sociologi.it dal 1992 al 1994, dopo essere stato dal 1988 al 1994 Vice-Presidente, Segretario e Tesoriere della Sezione Regionale Emilia-Romagna della stessa SoIS.
Dopo quei 2 anni al servizio dei sociologi (soprattutto soci, ma anche non soci, poichè delle conquiste della SoIS hanno usufruito tutti i sociologi e tutta la società italiana) non mi sono ricandidato (nonostante le numerose richieste e pressioni) perché convinto che le poltrone tendano ad incollarsi ai sederi che ci stanno sopra, e per evitare che sempre le stesse persone gestiscano il potere (a qualsiasi livello).
Nuova branca della Sociologia (ora evolutasi nella Sociologia della Salute) sorta nei primissimi anni '80 a Bologna per iniziativa del Dipartimento di Sociologia della locale Università capeggiato dal Prof. Achille Ardigò. Dapprima sono stati istituiti Corsi annuali di Perfezionamento post-Laurea (io ho frequentato quello svoltosi nell'a.a.1984/85) e poi finalmente dall'a.a. 1989/90 è stata attivata la prima Specializzazione post-Laurea in Sociologia Sanitaria (che ho subito frequentato specializzandomi nel 1991 con una tesi sulla "Valutazione della riduzione del Therapy Free Interval nell'ambito della realizzazione di Modena Soccorso", il 118).
Interessante disciplina volta allo studio dei fattori, delle condizioni, del manifestarsi e delle conseguenze, anche in termini di mortalità, delle malattie all'interno delle collettività, anzichè del singolo individuo (oggetto di studio e d'azione del comune medico, specializzato e meno).
Seguiranno ulteriori delucidazioni (per ora vi basti la foto di gruppo di quella dozzina tra medici, psicologi e sociologi che tra 1997 e 1999 hanno frequentato il 1° Master in Epidemiologia delle Tossicodipendenze, finanziato dal Dipartimento Affari Sociali e gestito dall'Osservatorio Epidemiologico della Regione Lazio).
E' un argomento di studio e d'azione prepotentemente venuto alla ribalta negli anni '90 in Italia a seguito dell'aumento della microcriminalità e dell'immigrazione clandestina, fenomeni in parte legati tra loro. Prende in parte le mosse dalla Criminologia, dalla Psicologia Sociale, dalla Sociologia della Devianza. Dal 1997 sono membro del Comitato Tecnico "Modena Città Sicura", composto dal capo di gabinetto della Prefettura, dal comandante della Polizia Municipale, dal responsabile dei Servizi Sociali, e da altri funzionari dirigenti del Comune di Modena, tutti uniti dal compito di contrastare l'aumentata "insicurezza urbana", non solo a livello di percezione.
5. il Formatore
Da anni svolgo attività di formazione a favore di Enti Pubblici e Privati nell'ambito delle Dipendenze Patologiche relativamente ad: Analisi e Ricerca, Osservatori e Centri Studi, Sistemi Informativi (sono l'analista informativo che dal 1993 sovrintende ai continui adeguamenti e miglioramenti della cartella soci-sanitaria informatizzata delle dipendenze patologiche della Regione Emilia-Romagna.
6. Indicazioni utili ai laureati che vorrebbero svolgere la professione di sociologo
PREMESSA
Ho trascurato per fin troppo tempo questa
importante sezione del mio sito. Nel frattempo sono cresciute e si sono sovrapposte
diverse richieste di informazioni, specificazioni, indirizzamenti, aiuti e consigli da
parte di laureati/e in sociologia o/e scienze politiche ad indirizzo politico-sociale,
soprattutto desiderosi di un difficile interessamento personale. Presumo accada poiché
questo è uno dei non molti siti dove un sociologo non inesperto si mette in
piazza (lodierno Web), parlando anche di Sociologia, senza prendersi troppo
sul serio (abbiamo fin troppi colleghi che in questo sono dei veri e propri
accademici
), poiché la serietà è un approccio e non una fede, mentre di gente
seriosa ce nè fin troppa in giro
.
Torniamo però alle richieste di
informazioni, soprattutto centrate sul come si fa a fare il sociologo, se non
in alcuni casi addirittura sul ma cosa fa un sociologo nella vita reale?.
Io potrei quindi mettere a disposizione una
o più sottopagine del mio sito per ospitare sia il quadro che le descrizioni, contando
sullinterazione tra i 2 aspetti per aiutare a capire le tante sfaccettature e
possibilità, ma anche limitazioni e problemi che la nostra professione comporta.
Sia che immediatamente dopo il conseguimento
della Laurea (quella del vecchio ordinamento oppure la triennale del nuovo ordinamento,
accompagnata o meno dalla laurea specialistica) sia stato intrapreso un percorso di lavoro
(abitualmente precario) di stampo, orientamento o anche solo di vago sapore sociologico e
che si intenda proseguire su questo percorso (con tutte le variazioni possibili), sia che
invece sia stato utilizzato il titolo conseguito per accedere a funzioni lavorative più o
meno lontane dagli studi effettuati e che ad un certo punto si voglia tentare di
(ri)conciliare le aspirazioni giovanili con il baratto lavoro contro denaro
(stipendio-parcella-ecc..), consiglio vivamente di non porre (un) termine alla propria
formazione post-laurea, di mantenersi attivi e continuare ad ossigenare il
cervello usufruendo delle numerose offerte disponibili, non limitandosi a
presunti percorsi sociologici puri, ma continuando a mantenere unottica
prospettica aperta a discipline confinanti o/e affini, ricordando che il sociologo è
colui che legge la realtà o/e sue parti in modo/prospettiva sociologico/a, spesso
avvalendosi di strumentazioni ed apporti analitici e concettuali teoricamente altri.
Accompagno il mio consiglio con lunico
ma pesante avvertimento di non trasformarsi in professionisti
(discenti) della formazione, ma di utilizzarla come completamento (sempre parziale) della
formazione univeristaria di base e contemporaneo orientamento al lavoro ed alle sue
opportunità e poi via via come ripetuto e cadenzato aggiornamento di un mix di competenze
e motivazioni.
-
Master universitario di primo livello in PERCORSI e STRUMENTI di RICERCA sulla società e
la comunicazione
-
Scuole estive sul metodo e la ricerca sociale
-
Master Universitario di II livello in Epidemiologia (Università di Bologna, Torino, Roma
- Master in
Epidemiologia Applicata
- Master sulla Metodologia delle revisioni
Sistematiche in Campo Medico e Sanitario
- Master in Epidemiologia Valutativa
dell'Università di Verona
Per gli scettici ricordo che almeno una decina
di sociologi si occupano non marginalmente e con discreto successo anche di Epidemiologia,
ivi compreso il sottoscritto
-Gestione di
organizzazioni nonprofit e cooperative sociali
-Politiche di genere nel
mercato del lavoro
-Informatore Europeo per
le Istituzioni Locali
TIROCINIO
ED ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE
Come oramai sanno anche i sassi
lUniversità fornisce una preparazione accademica, ma non è in grado di insegnare
una professione. Tanti, a fine percorso di laurea, risultano attratti dallambiente
universitario ed una certa parte quantomeno prova a muovere alcuni passi in questo ambito.
Se per alcuni si tratta di genuino interesse o/e predisposizione per la trasmissione delle
nozioni, per linsegnamento, ecc
, per altri si corre il rischio di mistificare
o posporre lapproccio allesercizio professionale (visto come insicuro e
misterioso), cercando riparo allinterno della riserva indiana
dellinsegnamento della disciplina.
Qualcuno scriveva (cito ma non concordo) che
i sociologi servono per creare altri sociologi, in una sorta di spirale autoreferenziale
(e che comunque ascriverebbe alla Sociologia il solo compito di blaterare tuttologicamente
con tendenza allautoriproduzione).
E anche però altrettanto vero che non
si nasce imparati, e che se una volta si andava a bottega per
apprendere arti e mestieri, tale necessità non è affatto venuta a meno oggigiorno.
Essendo privi di Albo Professionale i
sociologi sono anche privati dellobbligo (ma anche della opportunità) di svolgere
un tirocinio professionale (indispensabile in altre professioni per il successivo
inquadramento nellalbo, unitamente al superamento dellesame di stato, ecc..)
presso un collega professionista (allinterno di strutture, ecc..). Tutto quindi è
lasciato al caso ed alla volontà dei singoli.
Il mio consiglio in proposito è quello di
attivarsi per chiedere la frequenza volontaria (che funge da tirocinio, non essendo
previsto per legge per i sociologi) presso strutture pubbliche o private dove lavorino dei
sociologi che esercitino la professione (affiancare da volontario apprendista un laureato
in sociologia che si occupa ad esempio di amministrazione non vuol assolutamente dire
andare ad imparare il mestiere, semmai il contrario). Ad esempio nei Servizi
tossicodipendenze della mia Regione (lEmilia-Romagna) lavorano da anni 10-15
sociologi, alcuni dei quali con responsabilità del locale Osservatorio-Centro Studi e
Ricerche.
Solo per pochi con competenze ed esperienze
minime ma comunque già strutturate (quantomeno inizialmente), ovvero a sociologi già
in essere e non solo in fieri, mi sentirei di indicare la
possibilità di svolgere frequenza volontaria presso strutture dove non sia presente una
figura di sociologo esercitante la professione, stante il reale pericolo di essere
utilizzati come manovalanza intellettuale aspecificamente o/e distortamente (sulla base
delle aspettative, idiosincrasie e preconcetti che i non-sociologi hanno dei sociologi),
con conseguente grave rischio di frustrazione, perdita di identità, spreco di tempo. Capirete quindi il rimpianto (concettuale ed
emotivo) che suscita in me ed in molti la prematura scomparsa della SoIS, quantomeno per
lIdea che rappresentava.